
Le esequie solenni a Milano per i Martiri di Fossoli
Il rito solenne del 24 maggio 1945 fu officiato dall’arcivescovo di Milano Ildefonso Schuster, assistito dal capitolo metropolitano. Per sua iniziativa, sul portale del Duomo era stato affisso un manifesto, con il seguente messaggio: “Dio di Misericordia accogli l’ostia e le preci della Chiesa per i fedeli tuoi massacrati a Fossoli e per la Patria terrena concedi a loro quella eterna”. Nella serata antecedente la cerimonia, l’EIAR, nel giornale radio delle 20.00 e delle 23.00, con l’intento di informare le famiglie Ghelfi e Celada, aveva provveduto a divulgare la notizia dello svolgimento dei funerali, precisandone la data e l’ora. Per il giorno successivo, quello della cerimonia, era inoltre stato previsto che i parenti delle vittime e le autorità entrassero in Duomo passando dall’ingresso secondario: quello di via dell’Arcivescovado. La santa messa, come da programma, avrebbe avuto luogo alle 17.00, ma già dalle 16.00 la folla, “spinta dall’impulso del cuore”, si era assiepata in una piazza che appariva gremita di gente . Bandiere e stendardi erano stati innalzati ovunque: sui graticci dei cartelloni pubblicitari, sui balconi dei portici, sul monumento in ricordo di Vittorio Emanuele II, sul Palazzo dell’Arengario. Dietro invito dell’Unione commercianti della provincia, i negozi, alle 16.00 erano stati chiusi o apparivano con le saracinesche abbassate in segno di lutto.
Per i nostri morti sia l’Italia libera e democratica del domani
Il lento muoversi del corteo , preceduto da un picchetto di vigili con il gonfalone del Comune di Milano era stato accompagnato da musiche funebri suonate dall’orchestra e dal coro della Scala. Dall’ingresso della Galleria esso aveva attraversato via Mercanti, piazza Cordusio, via Dante, largo Cairoli, foro Buonaparte, via Legnano, piazzale Biancamano, via Ceresio. Al passaggio del corteo, il pianto delle madri e delle vedove si era mescolato all’omaggio reso ai feretri dalle autorità civili e militari. I bambini avevano lanciato dai balconi e dai marciapiedi “fiori sulle bare dei Martiri”. Al Cimitero Monumentale i Caduti, accolti con l’Inno del Piave, erano stati benedetti, per l’ennesima volta, da un frate, per essere poi sistemati in una camera ardente a ciò predisposta, “sobriamente addobbata”. Da lì, il venerdì 25 maggio alle 8.30 molti sarebbero stati trasferiti al Cimitero Maggiore, per esservi sepolti nel campo della gloria, ovvero nel campo riservato ai “patrioti”. Per ciascuno era stato predisposto un cippo marmoreo. Per altri, come per Emanuele Carioni, era stato invece previsto – per volontà della famiglia – il ritorno nella terra d’origine, affinché dopo essere stato sottratto “al fango in cui il tedesco avrebbe voluto disperderlo”, Emanuele potesse da Misano di Gera d’Adda guardare per l’ultima volta “il sole dell’Italia libera”. Dopo i funerali, moltissime erano state le lettere scritte dai parenti delle vittime al CLN milanese. Con esse le famiglie ringraziavano sentitamente per l’affettuosa accoglienza loro riservata e per l’onore tributato con onoranze tanto solenni ai Caduti di Fossoli. Straziante il messaggio dei Signori Giovannelli , genitori di Emanuele, di soli diciotto anni. Essi avevano mostrato tutta la loro riconoscenza e commozione per la partecipazione affettuosa della cittadinanza all’infinito dolore da loro provato per la morte “del bimbo adorato”, la cui giovinezza “soave e buona” era stata offerta “a Dio per il bene della Patria”.
I Caduti di Fossoli, “tolti dall’insulto dei rovi e dei sassi [...]”, sarebbero stati i primi “nell’esultanza della Patria. Perché questo, di morire baciando la propria idea”, concludeva l’anonimo giornalista dell’articolo pubblicato sull’Avanti! il 25 maggio, era “il modo più vero di essere vivi”.
Francesca Baldini
Anon., Solenni onoranze ai Martiri di Fossoli, «Avanti!» Milano, 23 maggio 1945.
Anon., Milano onorerà oggi i Martiri di Fossoli, «Avanti!» Milano, 24 maggio 1945.
Anon., Il popolo di Milano intorno ai Martiri di Fossoli, «Avanti!» Milano, 25 maggio 1945.